Lo spunto della presente riflessione nasce dall’articolo recentemente pubblicato su “IO DONNA” rubrica “IO ASCOLTO OPINIONI” a firma di Fiorenza Sarzanini. Nel breve trafiletto si lancia un grido di ulteriore disperazione per la disastrosa situazione della giustizia civile.
Riuscire ad ottenere giustizia, scrive la giornalista, soprattutto nel settore civile, è sempre più difficile! Inoltre, l’autrice rincara la dose sostenendo l’eccessiva onerosità della giustizia dal momento che il D.lgs 28/2010 ha introdotto il tentativo obbligatorio di conciliazione, a pena di improcedibilità della domanda, per le materie previste all’art. 5 del detto provvedimento governativo.
Occorre sottolineare che la medesima opinionista basa le sue osservazioni solo su dati forniti dal Consiglio Nazionale Forense che, come noto, avversa la mediazione. Dobbiamo registrare che la posizione dell’autrice è in linea con quanto asserito dal massimo organo forense: “la giustizia è onerosa! I cittadini hanno già costi elevati per poter ricorrere al giudice”. A sostegno di tale assunto, l’autrice dell’articolo afferma che per il calcolo delle spese necessario ad avviare un tentativo di conciliazione relativo ad una causa successoria, il conto è presto fatto: “bisogna mettere in conto un importo, non previsto fino a qualche anno fa, di € 1.056,40“.

Non entrando in merito al valore appena indicato il quale, come noto, non può ritenersi assoluto ma va confrontato con le tabelle delle indennità degli organismi di mediazione, mi permetto di chiarire un punto molto importante che né l’articolo né gli avvocati hanno voluto o potuto mettere in luce. Per mia lunga esperienza di giurista addetto ai lavori mi risulta che una causa di successione ereditaria ha un percorso giudiziario, almeno presso il più grande Tribunale d’Europa:Roma, di non meno di tre-quattro anni per arrivare ad una sentenza di primo grado; in secondo luogo non è stato puntualmente specificato che la buona parte di cause successorie si basa su “beghe familiari” le quali, il più delle volte, non hanno un preciso e puntuale riscontro con le norme dettate dal Legislatore (che deve emettere delle norme giuridiche generali ed astratte), per cui, ad esempio, le rivendicazioni dei poveri eredi su basi sentimentale, favoritismi di simpatia e/o preferenza di un figlio rispetto ad un altro, non sono contemplate dal codice civile ma, invece, possono essere composte dal buon senso e dal rispetto della memoria del caro estinto.
Qualcuno avrà certamente affrontato un discorso con il proprio legale in merito ad una vicenda successoria e avrà sentito parlare di tempi lunghi, difficoltà della materia, lungaggine del processo, costi della procedura sia in termini di spesa del legale che di Tribunale, contributo unificato, perizia tecnica, testimoni e quanto possa occorrere a realizzare l’interesse del cliente.

Orbene, sarebbe magnifico se una vicenda successoria fosse risolta al basso costo di € 1056,40, si avrebbe la classica  “botte piena e la moglie ubriaca”, gli eredi potrebbero ottenere una conciliazione in un tempo limite di quattro mesi, avrebbero l’opportunità di vuotare il sacco delle angherie e soprusi subiti “lavando i panni sporchi dentro casa”, con l’ulteriore vantaggio che tutto quanto riferito e prodotto in sede di mediazione rimane nel segreto delle quattro mura. Al riguardo occorre ricordare che il mediatore non può rivelare quanto emerso nelle sedute di conciliazione a meno che non sia stato espressamente autorizzato dalle parti e, inoltre, non può essere chiamato a testimoniare in un successivo giudizio. Gli eredi, quindi, con una spesa nettamente inferiore, sia in termini di denaro sia in termini di tempo, potrebbero avere una soluzione della controversia meditata, voluta, concordata ed accettata che tenga anche conto dei veri interessi e delle legittime aspettative che, mi permetto di dire, forse non potrebbero mai ottenere con la più bella sentenza scritta dal miglior giurista della terra.

 I costi della mediazione, anche se dovessero aumentare di altri euro, non arriverebbero mai a paragonarsi con la spesa che oggi il cittadino deve affrontare per ottenere giustizia, poiché l’accordo voluto, cercato ed ottenuto, difficilmente sarà disatteso e non onorato. Pertanto i costi dei tre gradi di giudizio, gli eventuali costi per la esecuzione, i costi di ulteriori eventuali supplementi di perizie, condanne al pagamento di contributi unificati anche per la mancata partecipazione alla mediazione e quant’altro sarebbero del tutto scongiurati dall’intervento di un mediatore, professionista neutrale ed imparziale, che aiuta tutte le parti a definire i propri interessi.

In tema ancora di costi, va precisato che ognuno di noi è in grado di valutare quali siano i propri veri interessi ed aspettative. L’aiuto di un legale è spesso necessario per valutare la situazione giuridica del caso ma, contemporaneamente, siamo noi stesi che dobbiamo analizzare tutte le opportunità, compresa la mediazione, per raggiungere obiettivi possibili e ragionevoli. Potrà però capitare che non sia necessario investire l’avvocato della tutela di interessi che prima di tutto io interessato sono capace di individuare e tutelare. In tal caso, la spesa dell’onorario dell’avvocato verrebbe abbattuta fino al 100% in quanto, al massimo, si potrà richiedere un parere preventivo sul caso e, eventualmente, un parere sulla fattibilità e la legalità dell’accordo da sottoscrivere. E’ evidente che ciò non determinerebbe un costo così gravoso per il cittadino-contribuente.
Ed allora ben venga la conciliazione sinonimo di cultura e progresso sociale e giuridico nel rispetto della giustizia dei propri interessi e delle proprie tasche.