Il mediatore, con i suoi studi specifici, e il suo lavoro di rete, fa sì che la lettura del conflitto acquisti un diverso significato e, di conseguenza, possa essere gestito in una maniera più consapevole e costruttiva dalle parti che confliggono.
Pur essendo il metodo del mediatore rigoroso, basato su specifiche tecniche, il clima della mediazione stessa è tollerante, accogliente e pronto a ricercare nuove aperture di collaborazione tra le parti.
Il mediatore crea la possibilità di spostare il conflitto da un piano emozionale ad uno di possibile analisi ed elaborazione per poter far si che venga ricercata e trovata una soluzione il più vicino possibile alle esigenze delle parti confliggenti.

Un importante presupposto per una percezione e risposta empatica adeguate è quello che viene definito ascolto attivo. E’ questa la capacità di assumere il ruolo del ricevente utilizzando un’attenzione non strutturata, centrata sulla comunicazione dell’emittente e discriminare le varie parti del messaggio per elaborare e rispondere all’emittente.
Nell’ascolto attivo sono coinvolti tre processi: ricezione, elaborazione e risposta al messaggio. E’ soprattutto il primo processo a implicare un’attenzione non strutturata, centrata sui messaggi dell’emittente. Altro elemento importante è porre l’attenzione alle modalità non verbali (sensoriali) utilizzate prevalentemente dal cliente quando si esprime (visive, cenestesiche o uditive).

Tale breve introduzione su chi sia il mediatore, e cosa si debba ricercare in lui/lei, ci fa capire la capacità professionale dei nostri formatori.

I nostri formatori in mediazione sistemico-relazionale sono professionisti, di varie tipologie professionali (psicologi, avvocati o giudici minorili) che quotidianamente si confrontano con le tematiche familiari e della prole.